Compiti estivi: come gestirli senza stress né litigi

Appena suona l’ultima campanella… partono i compiti: ma siamo impazziti?
È l’ultimo giorno di scuola. I ragazzi escono sudati, allegri, con gli zaini mezzi rotti e gli occhi pieni di libertà. Ma c’è una voce che, puntuale come una sveglia stonata, arriva da casa:
“Quando iniziamo i compiti?”
Non hanno ancora tolto le scarpe, e già si parla di divisioni, analisi logiche e pagine da completare.
Fermiamoci un attimo.
Perché stiamo trasformando il tempo del riposo in un’altra sessione d’esami sotto il sole?
L’estate, per crescere bene, ha bisogno di aria. E come un campo dopo il raccolto, anche il cervello ha bisogno di tempo per rigenerarsi.
Ecco allora tre passi per non far seccare il terreno… e nemmeno i nervi di tutta la famiglia.
1. Il tempo della decompressione: serve ossigeno, non pressione
Chi dice “meglio togliersi subito il pensiero” spesso dimentica che i figli non sono robot da riavviare.
Appena finita la scuola, hanno bisogno di disintossicarsi dalla fatica mentale, esattamente come noi dopo un periodo intenso di lavoro.
Imporre subito tabelle e quaderni è come mettere le scarpe da corsa a chi è appena sceso da un tapis roulant. Si cade, si inciampa, si odia la corsa.
Lascia passare qualche giorno. Meglio ancora: qualche settimana.
Giugno può essere il mese del silenzio. Niente compiti. Solo natura, letture leggere, tempo senza orari.
Solo così i ragazzi potranno rientrare nel lavoro estivo con il cervello ossigenato e il cuore più leggero.
2. Il ritmo lo scelgono loro: tu sei il navigatore, non l’autista
Ogni ragazzo ha il proprio modo di organizzarsi. C’è chi ama studiare di mattina presto, chi riesce a concentrarsi solo nel tardo pomeriggio.
Imporre il “tu adesso ti siedi e fai tutto” funziona solo in apparenza.
Quello che resta è frustrazione, lentezza e spesso errori.
Prova invece a offrire loro due o tre opzioni, e chiedi:
“Quando pensi che ti riesca meglio? Preferisci cominciare da quello più noioso o da quello più semplice?”
Lascia che prendano decisioni, anche piccole. È così che si sviluppa l’autonomia.
E, credimi, si studia meglio quando si ha la sensazione di poter scegliere.
3. Pianificare come un giardiniere: cura, costanza, niente fretta
I compiti delle vacanze non sono una corsa contro il tempo, ma una piantina da innaffiare a piccoli sorsi.
Siediti con tuo figlio o tua figlia e osservate insieme quanto c’è da fare. Non per terrorizzarli, ma per costruire insieme una mappa.
Giorni liberi, giorni pieni, momenti off, momenti “on”. Dividete i compiti in modo intelligente: prima quelli più lunghi e complessi, poi i più semplici.
Prevedi pause. Prevedi noia. Prevedi anche giornate completamente libere.
E, soprattutto, non dimenticare la lettura. Non come dovere, ma come nutrimento. Un libro d’estate può diventare un rifugio, un volo, una finestra su mondi nuovi.
In conclusione
Il tempo estivo non deve essere riempito, ma coltivato.
Non chiedere ai tuoi figli di partire subito con la vanga in mano: dai loro il tempo di ascoltare il vento.
Ogni estate è un campo.
Può restare arido e stanco.
Oppure fiorire, se lasciamo che piova anche un po’ di libertà.
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