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Troppe volte mi trovo a rispondere alla domanda: “Come posso aiutare mio figlio durante l’esame di maturità?”. La triste realtà è che l’ansia per l’esame di maturità non colpisce solo gli studenti ma anche i genitori. Un tempo, i genitori non si intromettevano così tanto negli esami di stato dei loro figli, lasciandoli affrontare questa prova in autonomia. Oggi, invece, vediamo una tendenza sempre crescente di genitori eccessivamente presenti e preoccupati, che finiscono per fare gli esercizi e preparare le tesine al posto dei figli. I genitori diventano ansiosi e opprimenti, trasmettendo ai ragazzi una preoccupazione eccessiva. Un po’ come se ad essere alle prese con gli esami fossero loro. Ed è in primis la madre a trasmettere un senso di preoccupazione: è lei, a interessarsi maggiormente all’esame.
La verità nuda e cruda è che spesso i genitori sono molto più interessati al risultato dell’esame piuttosto che al reale apprendimento dei figli durante la preparazione, come se facessero una gara tra adulti a chi ha il figlio che prende il voto più alto. Trovo assurdo questo comportamento. Un atteggiamento decisamente negativo strettamente legato solo alla performance del ragazzo: se il figlio ha una buona prestazione, alza lo standard dell’intera famiglia agli occhi di amici e parenti. Ed è da qui che nascono le incomprensioni con i figli che invece vivono in modo naturale lo stress reale della fase pre-esame.
In generale, l’esame è argomento tabù per uno studente su tre, che confessa di non coinvolgere i genitori, ammettendo di non parlare con loro di quello che accade a scuola.
In consulenza, i maturandi spesso mi raccontano che considerano le intromissioni dei genitori eccessive e uno su tre dichiara addirittura di subire la pressione così tanto da veder crescere la propria ansia.
È un momento cruciale della vita degli adolescenti, una fase in cui devono imparare a gestire le sfide e le responsabilità in autonomia. Parliamoci chiaro: l’esame di maturità è una prova dei figli, non dei genitori.
Spesso si parla di mille modi per aiutare i figli in questo periodo: creare un ambiente di studio adatto, magari trovando un luogo tranquillo e ben illuminato; offrire supporto emotivo, ascoltando e incoraggiando con parole positive; aiutare a gestire il tempo, pianificando un programma di studio bilanciato; garantire una buona salute fisica e mentale, con una dieta sana, esercizio fisico regolare e un sonno sufficiente; utilizzare strumenti di studio efficaci, come risorse online e metodi di studio vari; mantenere un equilibrio tra studio e svago, permettendo attività ricreative e socializzazione; monitorare il progresso e offrire feedback costruttivi; e infine, prepararsi logisticamente per gli esami, assicurandosi che il figlio abbia tutti i documenti e i materiali necessari.
Francamente, sono stanca di sentire questi espedienti che tutti conoscono. Li trovo banali. La teoria è una cosa, ma la pratica è un’altra, specialmente durante l’adolescenza. Le soluzioni teoriche spesso non si adattano alla realtà complessa e mutevole che i figli stanno vivendo.
La cosa più intelligente che un genitore può fare è anche la più semplice: lasciare in pace il proprio figlio. Sì, avete capito bene. Insisto, l’esame di maturità è del figlio, non del genitore. È una prova di vita che devono essere in grado di affrontare e superare da soli. La vita sarà piena di ostacoli che i figli dovranno affrontare e, cadendo e rialzandosi, riusciranno a gestirla meglio.
Cari genitori, se avete fatto un buon lavoro nel crescere figli autonomi e indipendenti, vi assicuro che saranno perfettamente in grado di gestire la maturità da soli. Questo non solo li preparerà per l’esame, ma anche per le sfide future della vita.
Quindi, fatevi un favore e fate un favore ai vostri figli: rilassatevi e lasciate che affrontino la loro maturità. Il vostro ruolo non è quello di fare l’esame al posto loro, ma di essere un punto di riferimento stabile e sereno. Ricordate, il vostro amore e sostegno sono importanti, ma la vera crescita avviene quando li lasciate camminare con le proprie gambe.
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