La guida definitiva per aiutare i vostri figli con i compiti
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“Ti sei lavato le mani? Col sapone? Ma le hai lavate bene? Adesso vengo a verificare.”
“Senti un po’, hai fatto i compiti? Ma li hai finiti tutti? Hai iniziato da storia e poi hai fatto matematica? Aspetta che controllo.”
E magari poi pensi: appena arrivo a casa verifico tutto, gli faccio il terzo grado e vedrai che mi risponde, e se mi racconta bugie sono guai.
Ecco qua l’interrogatorio, l’inquisizione, il terzo grado. Mio carissimo genitore quante volte lo hai fatto ai tuoi figli l’interrogatorio? Hai ripetuto loro insistentemente le stesse domande più volte, a raffica? E, ti chiedo: hai ottenuto qualcosa? Secondo me no, dimmi là verità.
Anzi il risultato è che loro non sopportano l’interrogatorio e di conseguenza non sopportano neanche te.
Tua figlia o tuo figlio non sopportano di essere interrogati.
E come si comportano? Cosa fanno?
Molte volte si chiudono in se stessi, oppure modificano la realtà, cioè raccontano delle bugie, per risponderti. Di conseguenza non riuscirai a risolvere i loro problemi e non riuscirai nemmeno a capire quali possano essere. E questo non va bene.
I miei simpaticissimi clienti adolescenti, tanto simpatici fuori quanto insopportabili in casa, mi raccontano spesso, e uso le loro parole, situazioni come questa: “Appena entro in casa, Federica, mia mamma mi fa subito il terzo grado, come un interrogatorio dell’FBI, mi riempie di domande che a volte nemmeno capisco, e non so neanche cosa devo rispondere”. Allora mi domando: che senso hanno questi interrogatori, e perché farli?
I figli li vivono un po’ come una tortura, li interpretano come una mancanza di fiducia. Concedimi un piccolissimo consiglio: ogni volta che inizi una frase chiedendo “perché”, “perché hai fatto questo?”, “perché non hai fatto quest’altro?”, “perché di qua” perché di là” (anche se capisco che venga spontaneo e sia naturale che tu voglia sapere tutto dei tuoi figli), sai cosa devi fare? Morditi la lingua, come diceva mia nonna, e conta fino a dieci.
E intanto che conti pensa a sostituire la domanda che vuoi fare a tua figlia o a tuo figlio che inizia con un perché. Sostituiscila con una domanda rivolta a te che inizi invece con un “come”. Hai capito che cosa intendo? Te lo spiego subito.
Sei lì davanti a tua figlia pronta a chiederle “perché non hai fatto i compiti?”. Stop! Non fiatare, conta fino a dieci e intanto pensa, poi cambia la domanda e rivolgila a te: “Come mai non ha fatto i compiti?”. E a quel punto chiediti: “Come posso aiutarla?”.
In conclusione
Non è facile cambiare domanda. Ma è solo una questione di allenamento: ti metti nei panni dei tuoi figli e così li puoi aiutare. Ricordati che se vuoi conoscerli devi ascoltarli e osservarli e, più che interrogarli, devi creare con loro un buon dialogo. Questo è sicuramente un modo diverso di vedere le cose, però aiuta tanto e vedrai che fa davvero la differenza.
Sei un genitore e ti sembra che ultimamente tuo figlio sia strano,
non ride più con te, non riesci a parlarci e sta sempre attaccato al t telefono o al computer?
Ti trovi in difficoltà quando si comporta così e non sai cosa fare?
Come a tante altre famiglie capita anche a te di litigare in continuazione con i tuoi figli?
Se anche tu stai cercando di avere una buona comunicazione in famiglia, ma non riesci a trovare una soluzione:
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